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Il signor Norton

Non conosco nessun signor Norton e non voglio conoscerlo. Non so se si chiami Philip o Ezra, se sia sposato, abbia figli disabili o guidi un pick-up, e non mi tange. Fatto sta che c’è un tizio nel computer che ho appena comprato, e in quello precedente, e in quello prima ancora, che si chiama Norton. Antivirus, antispyware, chiamatelo come più vi piace, ma il suo nome è Norton. E’ un po’ come se Bill Gates, invece di chiamare i suoi sistemi operativi Windows XP, Vista, 7, li avesse chiamati Bill, o se Larry Page e Sergei Brin avessero chiamato il loro motore di ricerca Larry & Sergy. O Berlusconi avesse tre reti che si chiamano Silvio, Piersilvio e Giansilvio. Uno ci chiama i figli così, se vuole, mica le sue aziende o i suoi prodotti. Chiamare ciò che si fa con il proprio nome è sintomo di una personalità debordante, acida e intrusiva.

Nel mio computer a guardia dei siti porno sapientemente stoccati tra i miei favorites, non c’è un software ma un signore di mezza età che mi molesta coi suoi ricordi: “La tua licenza è scaduta”, “non hai fatto l’upgrade”, “il tuo pc è un colabrodo”, “il periodo di prova termina fra due giorni”, “clicca qui per rinnovare l’abbonamento”. Hai firmato contratti, stipulato abbonamenti, richiesto servizi? Macché. Il signor Norton te lo ritrovi tra i piedi perché acquisti Microsoft, Hewlett Packard o simili. E’ come invitare la ragazza che ti piace a cena e trovarsela all’appuntamento con il fratello più piccolo, brufoloso e casinista. Quando lo butto fuori a calci con Revo Uninstaller, cambio la serratura e spargo dell’antrace virtuale sul pianerottolo lui dopo un po’ torna, fa il Bin Laden e minaccia: “Sei ancora esposto a rischi”. Il che è ovviamente falso: mi limito ad avvalermi di altri prodotti, nello specifico AVG. Perché? Perché il signor Norton è un cesso di antivirus, si comporta come un virus, in termini di spazio è come tenere una portaerei in salotto, e soprattutto costa un botto di palanche.

Immaginate il vostro macellaio che vi insegue per strada sventolando tre etti di fesa di vitello e sbraitando: “Compra la mia carne”. Oppure dialoghi surreali con un’idraulico che si presenta in casa vostra e pretende di svitare il bidet perché “sicuramente avete un problema”. O di essere importunati mentre bevete un caffè al bar dal vostro gommista che ha tutta l’aria di volervi vendere un treno di copertoni da neve, e alle vostre proteste risponde: “Ma io ho una convenzione con il tuo barista: ogni volta che bevi un caffè posso provare a venderti il mio prodotto”. Non è una metafora: è la strategia del signor Norton per spillarti quattrini.

Un’elementare principio del marketing dovrebbe essere: fai quello che vuoi ma non puntare pistole alla testa dei potenziali clienti. O quantomeno abbi il fegato di rendere pubblico il tuo indirizzo di casa, in modo che possa venire a venderti i biscottini che fa mia madre.